ATTO PRIMO

SCENA I

Salotto in casa di Violetta. Nel fondo è la porta che mette ad altra sala; ve ne sono altre due laterali; a sinistra, un caminetto con sopra uno specchio. Nel mezzo è una tavola riccamente imbandita.

Violetta, seduta sopra un divano, sta discorrendo col Dottore e con alcuni amici, mentre alri vanno ad incontrare quelli che sopraggiungono,tra i quali sono il Barone e Flora al braccio del Marchese.

CORO I:
Dell'invito trascorsa è già l'ora
Voi tardaste

CORO II:
Giocammo da Flora.
E giocando quell'ore volar.

VIOLETTA: (andando loro incontro)
Flora, amici, la notte che resta
D'altre gioie qui fate brillar
Fra le tazze è più viva la festa

FLORA E MARCHESE:
E goder voi potrete?

VIOLETTA:
Lo voglio;
Al piacere m'affido, ed io soglio
Col tal farmaco i mali sopir.

TUTTI:
Sì, la vita s'addoppia al gioir

SCENA II

Detti, il Visconte Gastone de Letorières, Alfredo Germont. Servi affacendati intorno alla mensa



GASTONE: (entrando con Alfredo)
In Alfredo Germont, o signora,
Ecco un altro che molto vi onora;
Pochi amici a lui simili sono.

VIOLETTA: (Dà la mano ad Alfredo, che gliela bacia)
Mio Visconte, merce' di tal dono.

MARCHESE:
Caro Alfredo

ALFREDO:
Marchese
(Si stringono la mano)

GASTONE: (ad Alfredo)
T'ho detto:
L'amistà qui s'intreccia al diletto.

(I servi frattanto avranno imbandito le vivande)

VIOLETTA: (ai servi)
Pronto è il tutto?
(Un servo accenna di sì)
Miei cari sedete:
È al convito che s'apre ogni cor.

TUTTI:
Ben diceste le cure segrete
Fuga sempre l'amico licor.

(Siedono in modo che Violetta resti tra Alfredo e Gastone, di fronte vi sarà Flora, tra il Marchese ed il Barone, gli altri siedono a piacere. V'ha un momento di silenzio; frattanto passano i piatti, e Violetta e Gastone parlano sottovoce tra loro, poi:)



GASTONE: (piano, a Violetta)
Sempre Alfredo a voi pensa.

VIOLETTA:
Scherzate?

GASTONE:
Egra foste, e ogni dì con affanno
Qui volò, di voi chiese.

VIOLETTA:
Cessate.
Nulla son io per lui.

GASTONE:
Non v'inganno.

VIOLETTA: (ad Alfredo)
Vero è dunque? onde è ciò?
Nol comprendo.

ALFREDO: (sospirando)
Si, egli è ver.

VIOLETTA: (ad Alfredo)
Le mie grazie vi rendo.
Voi Barone, feste altrettanto

BARONE:
Vi conosco da un anno soltanto.

VIOLETTA:
Ed ei solo da qualche minuto.

FLORA: (piano al Barone)
Meglio fora se aveste taciuto.

BARONE: (piano a Flora)
Mi è increscioso quel giovin

FLORA:
Perché?
A me invece simpatico egli è.

GASTONE: (ad Alfredo)
E tu dunque non apri più bocca?

MARCHESE: (a Violetta)
È a madama che scuoterlo tocca

VIOLETTA: (Mesce ad Alfredo)
Sarò l'Ebe che versa.

ALFREDO: (con galanteria)
E ch'io bramo immortal come quella.

TUTTI:
Beviamo.

GASTONE:
O barone, né un verso, né un viva
Troverete in quest'ora giuliva?
(Il Barone accenna di no)
Dunque a te
(ad Alfredo)

TUTTI:
Sì, sì, un brindisi.

ALFREDO:
L'estro
Non m'arride

GASTONE:
E non se' tu maestro?

ALFREDO: (a Violetta)
Vi fia grato?

VIOLETTA:
Sì.

ALFREDO: (S'alza)
Sì? L'ho già in cor.

MARCHESE:
Dunque attenti

TUTTI:
Sì, attenti al cantor.

ALFREDO:
Libiam ne' lieti calici
Che la bellezza infiora,
E la fuggevol ora
S'inebri a voluttà.
Libiam ne' dolci fremiti
Che suscita l'amore,
Poiché quell'occhio al core
(indicando Violetta)
Onnipotente va.
Libiamo, amor fra i calici
Più caldi baci avrà.

TUTTI:
Libiamo, amor fra i calici
Più caldi baci avrà.

VIOLETTA: (S'alza)
Tra voi saprò dividere
Il tempo mio giocondo;
Tutto è follia nel mondo
Ciò che non è piacer.
Godiam, fugace e rapido
È il gaudio dell'amore;
È un fior che nasce e muore,
Né più si può goder.
Godiam c'invita un fervido
Accento lusinghier.

TUTTI:
Godiam la tazza e il cantico
La notte abbella e il riso;
In questo paradiso
Ne scopra il nuovo dì.

VIOLETTA: (ad Alfredo)
La vita è nel tripudio.

ALFREDO: (a Violetta)
Quando non s'ami ancora.

VIOLETTA: (ad Alfredo)
Nol dite a chi l'ignora.

ALFREDO: (a Violetta)
È il mio destin così

TUTTI:
Godiam la tazza e il cantico
La notte abbella e il riso;
In questo paradiso
Ne scopra il nuovo dì.
(S'ode musica dal'altra sala)
Che è ciò?

VIOLETTA:
Non gradireste ora le danze?

TUTTI:
Oh, il gentil pensier! tutti accettiamo.

VIOLETTA:
Usciamo dunque
(S'avviano alla porta di mezzo, ma Violetta è colta da subito pallore)
Ohimé!

TUTTI:
Che avete?

VIOLETTA:
Nulla, Nulla.

TUTTI:
Che mai v'arresta

VIOLETTA:
Usciamo
(Fa qualche passo, ma è obbligata a nuovamente fermarsi e sedere)
Oh Dio!

TUTTI:
Ancora!

ALFREDO:
Voi soffrite?

TUTTI:
O ciel! ch'è questo?

VIOLETTA:
Un tremito che provo. Or là passate
(indica l'altra sala)
Tra poco anch'io sarò

TUTTI:
Come bramate
(Tutti passano all'altra sala, meno Alfredo che resta indietro)

SCENA III

Violetta, Alfredo e Gastone a tempo



VIOLETTA: (guardandosi allo specchio)
Oh qual pallor!
(Volgendosi, s'accorge d'Alfredo)
Voi qui!

ALFREDO:
Cessata è l'ansia
Che vi turbò?

VIOLETTA:
Sto meglio.

ALFREDO:
Ah, in cotal guisa
V'ucciderete aver v'è d'uopo cura
Dell'esser vostro

VIOLETTA:
E lo potrei?

ALFREDO:
Se mia
Foste, custode io veglierei pe' vostri
Soavi dì.

VIOLETTA:
Che dite? ha forse alcuno
Cura di me?

ALFREDO: (con fuoco)
Perché nessuno al mondo
V'ama

VIOLETTA:
Nessun?

ALFREDO:
Tranne sol io.

VIOLETTA: (ridendo)
Gli è vero!
Sì grande amor dimenticato avea

ALFREDO:
Ridete? e in voi v'ha un core?

VIOLETTA:
Un cor? Sì forse e a che lo richiedete?

ALFREDO:
Oh, se ciò fosse, non potreste allora
Celiar.

VIOLETTA:
Dite davvero?

ALFREDO:
Io non v'inganno.

VIOLETTA:
Da molto è che mi amate?

ALFREDO:
Ah sì, da un anno.
Un dì, felice, eterea,
Mi balenaste innante,
E da quel dì tremante
Vissi d'ignoto amor.
Di quell'amor ch'è palpito
Dell'universo intero,
Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor.

VIOLETTA:
Ah, se ciò è ver, fuggitemi
Solo amistade io v'offro:
Amar non so, né soffro
Un così eroico amor.
Io sono franca, ingenua;
Altra cercar dovete;
Non arduo troverete
Dimenticarmi allor.

GASTONE: (Si presenta sulla porta di mezzo)
Ebben? che diavol fate?

VIOLETTA:
Si foleggiava

GASTONE:
Ah! ah! sta ben restate.
(Rientra)

VIOLETTA: (ad Alfredo)
Amor dunque non più
Vi garba il patto?

ALFREDO:
Io v'obbedisco. Parto
(per andarsene)

VIOLETTA:
A tal giungeste?
(Si toglie un fiore dal seno)
Prendete questo fiore.

ALFREDO:
Perché?

VIOLETTA:
Per riportarlo

ALFREDO: (tornando)
Quando?

VIOLETTA:
Quando
Sarà appassito.

ALFREDO:
O ciel! domani

VIOLETTA:
Ebben,
Domani.

ALFREDO: (Prende con trasporto il fiore)
Io son felice!

VIOLETTA:
D'amarmi dite ancora?

ALFREDO: (per partire)
Oh, quanto v'amo!

VIOLETTA:
Partite?

ALFREDO: (tornando a lei baciandole la mano)
Parto.

VIOLETTA:
Addio.

ALFREDO:
Di più non bramo.
(Esce)


SCENA IV

Violetta e tutti gli altri che tornano dalla sala riscaldati dalle danze


TUTTI:
Si ridesta in ciel l'aurora,
E n'è forza di partir;
Merce' a voi, gentil signora,
Di sì splendido gioir.
La città di feste è piena,
Volge il tempo dei piacer;
Nel riposo ancor la lena
Si ritempri per goder,
(Partono alla destra)

SCENA V

Violetta sola


VIOLETTA:
È strano! è strano! in core
Scolpiti ho quegli accenti!
Sarìa per me sventura un serio amore?
Che risolvi, o turbata anima mia?
Null'uomo ancora t'accendeva O gioia
Ch'io non conobbi, essere amata amando!
E sdegnarla poss'io
Per l'aride follie del viver mio?
Ah, fors'è lui che l'anima
Solinga ne' tumulti
Godea sovente pingere
De' suoi colori occulti!
Lui che modesto e vigile
All'egre soglie ascese,
E nuova febbre accese,
Destandomi all'amor.
A quell'amor ch'è palpito
Dell'universo intero,
Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor.
A me fanciulla, un candido
E trepido desire
Questi effigiò dolcissimo
Signor dell'avvenire,
Quando ne' cieli il raggio
Di sua beltà vedea,
E tutta me pascea
Di quel divino error.
Sentìa che amore è palpito
Dell'universo intero,
Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor!
(Resta concentrata un istante, poi dice)
Follie! follie delirio vano è questo!
Povera donna, sola Abbandonata in questo
Popoloso deserto
Che appellano Parigi,
Che spero or più?
Che far degg'io!
Gioire,
Di voluttà nei vortici perire.
Sempre libera degg'io Folleggiar di gioia in gioia,
Vo' che scorra il viver mio
Pei sentieri del piacer,
Nasca il giorno, o il giorno muoia,
Sempre lieta ne' ritrovi
A diletti sempre nuovi
Dee volare il mio pensier.

(Entra a sinistra)

ATTO SECONDO

SCENA I

Casa di campagna presso Parigi. Salotto terreno. Nel fondo in faccia agli spettatori, è un camino, sopra il quale uno specchio ed un orologio, fra due porte chiuse da cristalli che mettono ad un giardino. Al primo piano, due altre porte, una di fronte all'altra. Sedie, tavolini, qualche libro, l'occorrente per scrivere.


ALFREDO: (deponendo il fucile)
Lunge da lei per me non v'ha diletto!
Volaron già tre lune
Dacché la mia Violetta
Agi per me lasciò, dovizie, onori,
E le pompose feste
Ove, agli omaggi avvezza,
Vedea schiavo ciascun di sua bellezza
Ed or contenta in questi ameni luoghi
Tutto scorda per me. Qui presso a lei
Io rinascer mi sento,
E dal soffio d'amor rigenerato
Scordo ne' gaudii suoi tutto il passato.
De' miei bollenti spiriti
Il giovanile ardore
Ella temprò col placido
Sorriso dell'amore!
Dal dì che disse: vivere
Io voglio a te fedel,
Dell'universo immemore
Io vivo quasi in ciel

SCENA II

Detto ed Annina in arnese da viaggio


ALFREDO:
Annina, donde vieni?

ANNINA:
Da Parigi.

ALFREDO:
Chi tel commise?

ANNINA:
Fu la mia signora.

ALFREDO:
Perché?

ANNINA:
Per alienar cavalli, cocchi,
E quanto ancor possiede.

ALFREDO:
Che mai sento!

ANNINA:
Lo spendìo è grande a viver qui solinghi

ALFREDO:
E tacevi?

ANNINA:
Mi fu il silenzio imposto.

ALFREDO:
Imposto! or v'abbisogna?

ANNINA:
Mille luigi.

ALFREDO:
Or vanne andrò a Parigi.
Questo colloquio ignori la signora.
Il tutto valgo a riparare ancora.

(Annina parte)

SCENA III

Alfredo solo


ALFREDO:
O mio rimorso! O infamia
e vissi in tale errore?
Ma il turpe sogno a frangere
il ver mi balenò.
Per poco in seno acquétati,
o grido dell'onore;
M'avrai securo vindice;
quest'onta laverò.

SCENA IV

Violetta ch'entra con alcune carte, parlando con Annina, poi Giuseppe a tempo


VIOLETTA:
Alfredo?

ANNINA:
Per Parigi or or partiva.

VIOLETTA:
E tornerà?

ANNINA:
Pria che tramonti il giorno dirvel m'impose.

VIOLETTA:
È strano!...

ANNINA: (presentandole una lettera)
Per voi...

VIOLETTA: (la prende)
Sta bene. In breve giungerà un uom d'affari, entri all'istante.

(Annina e Giuseppe escono)